(medaglia
d’oro al valor militare,
medaglia d’argento
al valor militare “Ferruccio Serafini”)
Il
materiale che segue è tratto dal Capitolo XIX del volume
“STORMI D’ITALIA, di Giulio Lazzati, ed. Mursia. A
proposito della storia del 51° Stormo Caccia, si vedano inoltre
i seguenti volumi:
Giulio
Lazzati - STORMI D’ITALIA, ed. Ugo Mursia, Milano 1977,
Giovanni
Massimiello: FURIO NICLOT DOGLIO, un pilota indimenticabile –
Edizioni Aerofan
Pier Paolo
Paravicini- PILOTA DA CACCIA - Ed. Mursia, Milano 2007
Giovanni
Massimello e Giorgio Apostolo – ITALIAN ACES OF WW 2 –
Osprey Aircraft of Aces, Vol. No.34 – Osprey Aviation
Publishing, UK, 2000,
La
vicenda del 51° Stormo
Ciampino
Sud: 10 ottobre 1939; come da disposizione ministeriale,
veniva costituito un nuovo stormo caccia, il 51°, di cui
facevano parte il XX e il XXI Gruppo; il primo era proveniente
dal 52° Stormo, il secondo era stato formato da poco tempo; il
51° era su sei squadriglie: la 351^, 352^, 353^ (XX Gruppo) e
la 354^, 355^, 356^ (XXI Gruppo); era armato con aerei tipo Fiat
CR 32 e Fiat G 50. Lo stormo veniva posto al comando del colonnello
pilota Umberto Chiesa, mentre i due gruppi erano
rispettivamente al comando del maggiore Bonzano e
del maggiore Mezzetti.
All’inizio
dell’anno 1940 lo stormo era ormai quasi completamente
equipaggiato con aerei Fiat G 50 ed era posto alle dipendenze
della III Zona aerea di Roma, nell’ambito territoriale della
quale era di stanza; nei primi mesi dell’anno il 51°
partecipava a grandi manovre aeree e in special modo a
esercitazioni d’intercettazioni contro formazioni di
bombardieri attaccanti la capitale; quest’attività proseguiva
sino a poche settimane prima dell’inizio della guerra.
Il
3 giugno, alla vigilia dello scoppio delle ostilità, il XXI
Gruppo perdeva la 336^ Squadriglia, trasferita a Capodichino
per la difesa del porto di Napoli e divenuta contemporaneamente
autonoma. Lo stormo entrava nel secondo conflitto mondiale con
una forza di cinque squadriglie che avevano in dotazione 56
Fiat G 50, più una decina di aerei da collegamento (RO 41 e
Nardi F 305).

Fiat
G50 "Freccia"
Il
giorno stesso della dichiarazione della guerra il 51° iniziava
l’attività bellica con continui voli di vigilanza sul cielo
della capitale, svolti a rotazione da una coppia di velivoli;
questi voli diurni, in un primo tempo, furono ben presto
effettuati anche nottetempo con una sezione di aerei (Fiat CR
42) distaccati sull’aeroporto di Guidonia. Si trattava di
lunghi voli a vista e, di notte, completamente ciechi, poiché i
velivoli usati non possedevano alcun impianto radio
ricetrasmittente né tantomeno a terra vi era una, sia pur
embrionale, organizzazione d’avvistamento! I piloti del 51°
penso siano stati i primi a svolgere un servizio di caccia
notturno anche se del tutto inutile, dati i mezzi impiegati e la
mancanza di una qualunque forma di assistenza; purtroppo, la
guerra per l’aeronautica italiana iniziava all’insegna della
più sconcertante povertà di mezzi.
Nei
primi giorni di guerra si avevano numerose partenze su allarme,
ma senza nessun contatto con gli aerei nemici che molti enti
segnalavano a volte con un’approssimazione piena di fantasia.
Il 14 giugno, alle ore 1,45, entrava per la prima volta in
azione una... pattuglia, cioè due CR 32, della sezione notturna
di Guidonia, allora formata da cinque aerei è tre piloti,
decollati su allarme; i due velivoli ai comandi del tenente
Cugnasca e Cobolli-Gigli, vagavano nel cielo nella speranza di
discernere nel cielo piovigginoso di quella notte le sagome dei
bombardieri nemici; ma senza l’ausilio di una strumentazione
adatta e d’un impianto radio, la ricerca era infruttuosa; così
alcuni aerei nemici, lanciavano manifestini di propaganda.

Fiat
CR32
Due
giorni dopo si verificava un altro allarme per i CR 32 notturni
del 51° Stormo; nel buio assoluto, decollavano tre aerei,
quello del tenente Cugnasca, comandante la
sezione, di Cobolli-Gigli, del sergente
Casini; solito volo cieco, poi, al termine
dell’autonomia, rientro al campo; solo il tenente Cugnasca
riusciva a orientarsi giusto e atterrava a Guidonia; il sottotenente
Cobolli, finito il carburante, si lanciava con il
paracadute, il sergente Casini, razzolando bassissimo alla
ricerca del campo, investiva una linea elettrica e nel rovinoso
atterraggio, si fratturava una gamba.
L’attività
della sezione notturna era così sospesa, mentre i G 50, in volo
diurno, continuavano le loro crociere di vigilanza e le partenze
su allarme. Durante una di queste missioni, il sergente
Loris Malagoli, infilatosi nel centro di una spessa
nuvolaglia che il 16 giugno oscurava il cielo di Roma, perdeva
il controllo dell’aereo e precipitava al suolo schiantandosi
nei pressi dell’idroscalo di Vigna di Valle; era il primo
caduto del 51° Stormo.
L’attività
proseguiva senza soste e senza nessuna novità di rilievo sino
alla seconda quindicina di settembre; a quell’epoca avveniva
lo scioglimento del 51° Stormo caccia. Infatti il 18 settembre
il XX Gruppo si staccava per costituire il nuovo 56° Stormo
caccia, destinato a operare sulla Manica, mentre il 27 del
mese il XXI era incorporato nel 522° Stormo.
Si
chiudeva così il primo ciclo di vita e anche di guerra dello
stormo del “Gatto Nero”, com’era chiamato per via del suo
distintivo: un gatto nero in atto di ghermire tre topolini
verdi!
Perché
il distintivo del Gatto nero
Il
distintivo era nato al termine di una delle molte esercitazioni
compiute nell’immediato anteguerra, fra il 51° Stormo e altri
reparti da caccia impegnati a contrastare gruppi da
bombardamento dotati di S 79 che cercavano di volare nel cielo
della capitale.
Erano
i momenti in cui i bombardieri erano in auge, anche per i
prestigiosi primati ottenuti in varie competizioni
internazionali, e in particolar modo per la risonanza dei voli
compiuti dai “Sorci Verdi”, appunto su aerei 5 79. Mentre i
CR 32 potevano far ben poco contro i veloci trimotori della
Savoia Marchetti, a una delle esercitazioni partecipava anche la
351^ Squadriglia del 51° Stormo su Fiat G 50. Con il nuovo
aereo i cacciatori riuscirono a scompaginare i bombardieri
attaccanti, e al rientro del volo, qualcuno ebbe a dire che i
“Sorci verdi” avevano trovato il gatto in grado di “sistemarli”.
Il
sottotenente Sant’Andrea non ci pensò due volte e disegnò
sul suo G 50 un gatto nero nell’atto di artigliare tre
topolini, naturalmente verdi. Il disegno incontrò
l’approvazione incondizionata di tutti i piloti e specialisti
dello stormo.
Al
ministero qualcuno invece arricciò il naso; il distintivo era
un po’ troppo... offensivo per i famosi “manici”, per i
superpiloti, gli assi degli S 79, e in particolare della
squadriglia dei “Sorci verdi”, nella quale, fra l’altro,
militavano diversi grossi nomi dell’aeronautica di quel tempo.
Solo dopo alcuni tentennamenti il distintivo fu autorizzato,
ma con topi grigi. Poi, quando il 22 settembre 1940, il XX
Gruppo alle cui dipendenze era la 35^ Squadriglia, partì con il
56° Stormo per il fronte della Manica, i piloti dello stesso
finsero di ignorare la precedente disposizione, e ridipinsero i
topolini in verde. Di tal colore rimasero definitivamente in
tutti gli anni successivi e lo sono tuttora.
Questo
distintivo è, forse, assieme a quello del cavallino inalberato
dal 4° Stormo caccia, uno dei più noti fra i tanti dell’aeronautica
militare italiana, e anche fra i più gloriosi.

Ricostituzione
- Ciclo di Malta
Il
1° Gennaio 1942 il 51° Stormo, al comando del colonnello
Aldo Remondino, era ufficialmente ricostituito sempre
sull’aeroporto di Ciampino Sud. I gruppi che diedero vita al
nuovo 51° Stormo furono il XX comandato dal tenente colonnello
Bonzano su 151^, 352^ e 363^ Squadriglia, e il CLV al
comando del maggiore pilota Duilio Fanali con la
35l^, 360^, e 378^ Squadriglia. I due gruppi erano armati
con Fiat G 50 (una ventina) e Macchi 200 (circa 30). Ad essi era
aggregata la 300^ Squadriglia caccia notturna, che aveva in
dotazione una dozzina di Caproni Vizzola F5 e una decina di
Fiat CR 42. Questa
squadriglia si staccherà, il 15 maggio 1942 dal 51° Stormo,
per passare nei ranghi del CLXVII Gruppo intercettori.

Macchi
MC200 "Saetta"
Subito
dopo la ricostituzione, il reparto disimpegnava il servizio
d’allarme e vigilanza nel cielo della capitale e di Napoli; e
così avveniva per tutto il periodo gennaio-marzo 1942, mesi
in cui non si hanno particolari episodi di rilievo
nell’attività operativa dello stormo che purtroppo, il 6
marzo doveva annoverare il suo primo caduto, il tenente
Dino Lombardi, precipitato durante un volo
d’esercitazione nel cielo del campo.
Il
24 marzo fu invece un giorno importantissimo; infatti vennero
assegnati i primi due Macchi 202. Si trattava degli aerei da
caccia più moderni prodotti all’epoca dalla nostra industria.
Essi iniziarono ad armare il reparto a partire dal 31 dello
stesso mese. In conseguenza del nuovo e ottimo standard
raggiunto dal 51°, il 12 aprile del medesimo anno lo stormo
ricevette la bandiera da combattimento: nuovo stimolo per
continuare l’attività con un più acceso spirito di corpo. I
voli d’allenamento e le crociere di vigilanza nel cielo
dell’Italia centrale si fecero ogni giorno più frequenti sino
al 19 maggio quando il CLV Gruppo ricevette l’ordine di
trasferimento per la Sicilia, mentre il XX sarebbe rimasto a
Ciampino Sud fino al 23 giugno in cui raggiunse il CLV
sull’aeroporto di Gela.

Macchi
MC202 "Folgore"
Durante
gli ultimi mesi di permanenza a Ciampino, prima del
trasferimento in zona d’operazione, il 51° Stormo doveva
registrare la perdita, in volo d’addestramento, del sergente
maggiore Giuseppe Tomasi (20 aprile), del sergente
maggiore Aldo Bonazza (5 maggio) e del sottotenente
Giuseppe Frigo (10 giugno). Come visto, il CLV Gruppo
aveva ricevuto l’ordine di trasferirsi in Sicilia per
partecipare
alle operazioni aeree su Malta; l’ordine venne eseguito il 29
maggio. Il 10 giugno successivo il
reparto era già in volo di guerra; da quel giorno il gruppo
cominciò a operare senza soste sull’isola nemica con missioni
di caccia libera, ricognizione offensiva e scorta ai nostri
bombardieri.
Il
primo combattimento si verificava il 2 giugno quando una ventina
di Macchi 202 del CLV al comando del maggiore Duilio Fanali,
mandati come scorta ai nostri bombardieri S 84, entravano in
contatto
con una formazione di Spitfire; il capitano Carlo Miani
abbatteva il primo apparecchio inglese. I combattimenti si
fecero sempre più serrati e difficili. Se il nuovo aereo in
dotazione al CLV, il 202, aveva una velocità di tutto rispetto
e una manovrabilità eccezionale, era purtroppo armato con due
sole armi da 12,7 mm. Per contro lo Spitfire, dalle
caratteristiche di volo più o meno della stessa classe di
quelle del nostro caccia, era potentemente armato. Tutti i
piloti del CLV e del XX Gruppo combatterono con grande valore
per molti mesi, anche quando, per assenza di aerei efficienti,
si trovarono in netta inferiorità numerica. Iin quegli accaniti
combattimenti i piloti del “Gatto Nero” riuscirono ad
abbattere molti velivoli avversari, principalmente Spitfire;
fra tutti si distinsero: Baldacci, Bartolucci, Bianchi,
Biccolini, Biasol, Bonelli, Bonfiglio, Buvoli, Callieri,
Cavalera, D’Amico, De Seta, Fagiolo, Ferrara, Franchini,
Gaucci, Geli, Gambari, Jannucci, Longano, Martinelli, Miani,
Pedretti, Remondino, Spagnolini, Tarantola, Vignoli, Zedda, ecc.
Impossibile
ricordare tante battaglie; ogni combattimento faceva storia a
sé, e ogni volta gli uomini del 51° Stormo raggiungevano
importanti traguardi. Molti di loro però cadevano nel supremo
olocausto. Ecco un’arida sintesi dei principali episodi di
quegli eroici giorni di lotta.
In
giugno, il CLV Gruppo sosteneva due grossi combattimenti, il
giorno 6 con l’abbattimento di tre Spitfire; il 9 si
verificava un secondo combattimento, mentre tre altri aerei
inglesi erano abbattuti sempre nei pressi dell’isola; ancora
due velivoli erano centrati il 10 successivo. Poi, il 14, il
gruppo era spostato per ventiquattro ore sugli aeroporti
Chinisia e Sciacca, al fine di partecipare alla battaglia
aeronavale di Pantelleria. Nei furiosi duelli di quel giorno, il
CLV abbatteva ben cinque velivoli nemici.
Rientrato
in sede, ricominciava la serie degli interventi nel cielo di
Malta e il 23, su Micabba, venivano abbattuti altri tre Spitfire.
Il 24 giugno arrivava a Gela anche il XX Gruppo, cosi che lo
stormo al completo conduceva da quella data i combattimenti
sull’isola, sempre al comando del colonnello Remondino
che, in un combattimento del 10 luglio, abbatteva sopra Gozo
uno Spitfire. Altri due aerei erano centrati in pieno, nello
stesso duello, da piloti dello stormo. Il 12 successivo erano
tre gli Spitfire abbattuti nel cielo di La Valletta, mentre il 4
del mese si verificava un grosso combattimento fra una
trentina di C.202 del 51° (di scorta a una formazione di
nostri bombardieri S 84) e la caccia inglese. Il cielo di
Micabba diveniva teatro d’un violentissimo combattimento aereo
che si ripeterà nel pomeriggio; durante i due interventi circa
una decina di aerei nemici cadde sotto i colpi delle armi dei
nostri Macchi.
Tutto
il mese di luglio vedeva il 51° impegnato continuamente fino al
limite estremo delle umane possibilità. Malta divenne un
tremendo crogiolo dove scomparvero molti fra i migliori piloti
italiani. Lo stormo coglieva altre vittorie: importanti quelle
del giorno 10, del 13, del 27, del 30. Alla fine del mese il
reparto era rimasto con una sola decina di aeroplani efficienti.
Solo nella seconda quindicina di agosto arrivarono alcuni
Macchi 202, ritirati dai piloti del reparto sul campo di Lonate
Pozzolo; in tutto si trattò di 14 velivoli, che permisero però
una certa rotazione dando il tempo di compiere le revisioni più
urgenti e impegnative sugli aerei così a lungo impegnati
nell’infernale ciclo operativo.
Dopo
una breve stasi per riorganizzarsi, la lotta ricominciò; al 51°
non erano rimasti in molti, ma di nuovo, ogni giorno, i suoi 202
volavano nel cielo di Malta. Asperrimi combattimenti si svolsero
il 9, il 10, il 17 del mese; molti altri aerei nemici furono
abbattuti. Quest’attività frenetica non rallentò nemmeno
durante il mese di ottobre: ancora si ebbero durissimi
combattimenti, resi sempre più difficili dalla superiorità
numerica avversaria, e dalla maggior efficienza degli Spitfire.
Ma il 51° non mollò e continuò a combattere sino agli inizi
del mese di dicembre con indomito valore. In questo ultimo
periodo operarono nell’isola inglese i piloti del XX Gruppo,
mentre i superstiti del CLV, in data 10 novembre 1942, erano
trasferiti
sulla base di El Aouina in Tunisia, per essere impiegati sul
nuovo fronte del Mediterraneo. Il XX Gruppo era rischierato lo
stesso giorno sull’aeroporto di Castelvetrano (Sicilia).
Non
basta. Il 51° Stormo caccia, in sei mesi di durissima ed eroica
lotta, doveva perdere quindici dei suoi piloti, forse i
migliori: maresciallo Serafino (10 giugno), maresciallo
Gino Runci (26 giugno), sottotenente Giuseppe
Riccardi (2 luglio), sergente maggiore Alberto
Porcarelli
(2 luglio), sottotenente Adolfo Giovannini (6
luglio), sergente maggiore Francesco Pecchiari (6
luglio), tenente Fabrizio Cherubini (7 luglio), tenente
Franco Montagnani (9 luglio), sottotenente Dante
Dose (10 luglio), sergente maggiore Giovanni Del
Fabbro (10 luglio), sottotenente Rosario Longo
(13 luglio), sottotenente Pietro Menaldi (13
luglio), capitano Furio Niclot Doglio (27 luglio),
sergente Luigi Berna (17 settembre), sottotenente
Urbano Barberini (11 ottobre). Una falcidie, un tragico
dramma che vedeva coinvolti uomini e mezzi.
Ma
il duro ciclo operativo non era ancora terminato; s’era aperto
il fronte tunisino e, come si è visto, il CLV con 22 Macchi 202
(alcuni dei quali del XX Gruppo), al comando del ten.
colonnello Remondino e del maggiore Fanali,
decollava l’il novembre 1942 dalla Sicilia e atterrava a El
Aouina, una base senza nessuna infrastruttura, frequentemente
bombardata dagli aerei anglo-americani.
I
piloti del 51° combatterono anche su questo fronte con la
massima
abnegazione; infatti, praticamente tutto lo stormo partecipava
alla campagna tunisina poiché anche il XX Gruppo,
dall’aeroporto di Gela, veniva impiegato per scortare i nostri
pochi e isolati piroscafi i quali tentavano d’eludere la
sorveglianza ormai onnipresente delle forze aeree e navali
nemiche, onde recare gli indispensabili rifornimenti alle nostre
truppe che combattevano in quel settore di guerra.
I
Macchi 202 del 51° Stormo si trovarono subito a combattere
contro nugoli di P 40, Spitfire, P 38, e inoltre subivano
continui bombardamenti sulla loro base; l’efficienza del
reparto divenne in poco tempo precaria, né si poteva sperare in
rimpiazzi sia di uomini sia di mezzi, eppure i velivoli del 51°
compirono quotidiane azioni di mitragliamento sulle colonne
meccanizzate e sugli aeroporti nemici; vennero effettuate
anche varie missioni di scorta alle navi e ai cacciatorpediniere
italiani e agli JU 87 tedeschi. Proprio in una di queste
missioni il 22 novembre, nel corso di un combattimento contro
una dozzina di Spitfire, il sergente Gaucci ne abbatteva uno.
Ma
ormai, anche su quel fronte, non era più possibile combattere
oltre per i superstiti dello stormo, e l’11 dicembre 1942
pochi aeroplani (dieci del CLV Gruppo e quattro del XX Gruppo)
rientravano a Gela, dove si riunivano agli altri sparuti
velivoli del reparto rimasti su quella base. A un anno circa di
distanza, non rimanevano quasi più aeroplani; ancora meno erano
i piloti rimasti di quello che era stato uno dei nostri più
efficienti stormi da caccia.
Ancora
combattimenti sul canale di Sicilia, ancora eroismi, poi, alla
fine del mese di dicembre, il XX e il CLV Gruppo lasciavano Gela
per rientrare a Ciampino, mentre Gela era sottoposta a continui
bombardamenti anglo-americani; il 1° dicembre vi erano rimasti
uccisi, fra l’altro, cinque specialisti dello stormo: Bonaventuri,
Chimini, Di Matteo, Iannucci, Rovere.
In
Sardegna
A
Ciampino Sud il 51° Stormo era giunto il 20 dicembre con il
personale stremato dal lungo e durissimo ciclo operativo e con
pochissimi aerei ancora validi; al rientro della licenza
concessa a tutto il personale dopo tanti mesi di guerra, gli
uomini dello stormo appresero che il loro compito sarebbe
stato quello di contrastare le formazioni anglo-americane le
quali, ormai quasi quotidianamente, attaccavano le città
italiane, oltre a tutti gli altri obiettivi di interesse
bellico.
Le
squadriglie del 51° furono poste a difesa della città di Roma
e Napoli, un compito che si potrebbe definire di normale
amministrazione
per un reparto da caccia abituato per tanti mesi a combattere
contro nemici agguerriti, come lo erano i piloti della caccia
inglese di base a Malta; ma bisogna ricordarsi che, all’inizio
dell’anno 1943, le nostre pattuglie in servizio
d’intercettazione riuscivano mediante i più duri sforzi a
mettere assieme cinque, dieci aerei per sortita, dovendo andare
all’attacco di formazioni nemiche composte da cinquanta,
sessanta, cento, trecento (e non è un’esagerazione) aerei
da bombardamento, scortati spesso da grossi nuclei d’aerei da
caccia: Spitfire, Mustang, Lightning; ed ecco che le missioni
del XX e del CLV Gruppo si mostrano nella loro vera luce; ormai
la lotta era diventata impari, i risultati dopo che i nostri
sparuti reparti aerei venivano gettati nella mischia senza una
pur minima sosta, erano scarsi, mentre i caduti invece
moltissimi; ma i superstiti continuavano ugualmente a decollare.
Il
servizio d’allarme a difesa di Roma e Napoli iniziò nella
prima decade di marzo, non appena, cioè, il reparto ebbe di
nuovo acquistato una sia pur limitata efficienza bellica,
ottenuta con l’assegnazione ai due gruppi dei Macchi 202
completamente o parzialmente revisionati e l’arrivo dei
primi velivoli Macchi C 205.
Finalmente
i nostri piloti potevano disporre di aerei dalle caratteristiche
di volo pari a quelle dei similari velivoli nemici, e, quello
che più contava, potevano sparare non più con le solite armi
da 12,7 mm ma con i cannoncini da 20 mm.
I
primi Macchi 205, denominati “Veltro”, vennero consegnati al
51° sulla sede di Campino a partire dal 21 aprile 1943; subito
i piloti incominciarono il passaggio sul nuovo aeroplano che
presentava
notevoli differenze di pilotaggio rispetto al predecessore, di
cui era più veloce e più armato (due cannoncini alari da 20 mm
oltre alle solite due 12,7 in fusoliera), ma era meno manovriero
e di pilotaggio più difficile; si trattava in ogni modo
d’una buonissima macchina, specialmente al di sotto dei
6.700 metri di quota; a quote superiori la ridotta superficie
alare del nuovo caccia lo rendeva scarsamente manovrabile.
In
pochi giorni, i piloti dello stormo riuscirono a prendervi la
mano, e la decina di aerei avuti inizialmente in carico furono
suddivisi fra le squadriglie dei due gruppi dislocate in quei
giorni a Campino Sud, Capodichino e Capua; la maggior parte dei
velivoli in dotazione alle stesse rimase composta di MC 202.
Il
6 maggio del 1943 il colonnello Remondino,
comandante dello stormo, disponeva, come da ordini ricevuti
dallo stato maggiore aeronautica, il trasferimento del XX Gruppo
e della 378^ Squadriglia del CLV in Sardegna e precisamente a
Capoterra (XX Gruppo) e Monserrato (378^ Squadriglia), due
aeroporti nelle vicinanze di Cagliari. Dopo breve termine anche
le altre due squadriglie del CLV Gruppo raggiungevano
Monserrato.
La
Sardegna che durante tutto il 1941 e 1942 aveva visto i decolli
e gli atterraggi dei gruppi aerosiluranti gloriosamente
impegnati nelle battaglie aeronavali del Mediterraneo, avrebbe
assistito nella primavera-estate 1943 ai furiosi combattimenti
fra i caccia di alcuni reparti superstiti della nostra
aeronautica e i bombardieri angloamericani.
Su
quest’isola infatti il 51° Stormo scriveva le sue ultime
pagine di gloria combattendo veramente con disperato coraggio
contro un nemico, che, ormai, era vana speranza fermare a causa
dell’enorme superiorità numerica.
All’atto
dello sbarco nemico in Sicilia (10 luglio), un’aliquota di
velivoli della 351^ e 360^ Squadriglia (10 Macchi C 205), al
comando rispettivamente del capitano Spagnolini e
del tenente Tullio Martinelli, veniva trasferita
su quel fronte a Chinisia, per tentare assieme ai pochi nuclei
di cacciatori già di stanza in Sicilia, di contrastare lo
sbarco anglo-americano; ma tutto fu inutile e pochi giorni dopo
i velivoli del 51° rientravano in Sardegna.
In
quel periodo il cielo sardo era continuamente solcato da grosse
formazioni di quadrimotori americani: provenienti dalle basi
tunisine, bombardieri del tipo B 24 (Liberator) giungevano
scortati da interi gruppi di Curtiss P40 e dai velocissimi
bimotori bicoda P38 dal poderoso armamento (un cannoncino da 20
mm e quattro mitragliatrici da 12,7 raggruppati nel muso) che
li rendevano temibili avversari. Un esemplare di questo aereo,
atterrato per mancanza di benzina il 12 giugno 1943 sul campo
del XX Gruppo, fu portato in Italia a Guidonia e partecipò,
l’il agosto, pilotato dal colonnello Angelo Tondi,
a un attacco a B 24 americani nei cielo del Lazio, riuscendo ad
abbatterne uno.
La
prima azione nel cielo della Sardegna, da parte dei piloti del
51°, ebbe luogo il 19 maggio e si concretizzò con
l’abbattimento di due apparecchi nemici; il giorno dopo i
nostri Macchi abbatterono un altro bombardiere americano, ma
persero il tenente Corradi, inabissatosi in mare
poco lontano dalla costa. Corradi doveva essere il primo d’una
lunga serie di caduti in quel settore operativo durante il
periodo maggio-agosto 1943; la tragedia per i nostri reparti
aerei, ridotti di numero e d’efficienza dopo tre anni di
coraggiosa lotta, si stava compiendo fino alla consumazione.
Il
21 maggio, la giornata in cui si svolse un altro epico
combattimento,
ci fu un primo impiego operativo degli MC 205; infatti, per
l’azione di quel giorno, decollarono 24 C 202 più quattro C
205; i nostri cacciatori riuscirono a centrare vari aerei
nemici, ma fu abbattuto il sottotenente Silvio Gioia,
uno dei migliori piloti di 205.

Macchi
MC205 "Veltro"
Sera
del 27 maggio: nuovo combattimento sul mare, a pochi chilometri
dalla costa, fra 22 C 202 decollati su allarme da Capoterra e
la solita imponente formazione di Liberator, scortata da P40 e
P38; il duello si faceva subito terribile; inferiori di numero,
i nostri piloti combatterono alla disperata; venne abbattuto un
P38, ma precipitarono anche il capitano D’Amico
e il sergente Testera; i combattimenti
continuarono senza soste per tutto il mese di maggio e giugno.
L’11 giugno, il 51° perdeva in combattimento il tenente
Agostino Cigala Fulgosi, e il 24 successivo il sottotenente
Giusti. I ranghi dello stormo si assottigliavano sempre
più!
Il
20 luglio una grossa formazione di P40 attaccava di sorpresa
l’aeroporto di Monserrato; sotto l’attacco nemico due C 205
decollavano per contrastare gli incursori; un velivolo pilotato
dal sergente maggiore Angelo Cern era centrato in
pieno e si schiantava dopo pochi minuti sulla pista
dell’aeroporto su cui aveva tentato di atterrare; il pilota
decedeva sul colpo. Il 22 successivo nuova tragica sagra per i
piloti superstiti dello stormo; in vari combattimenti
susseguitisi durante l’arco dell’intera giornata nelle zone
interne della Sardegna, a nord di Cagliari, e a cui
parteciparono tutti i caccia efficienti decollati da Capoterra
e Monserrato, vennero abbattuti vari aerei avversari. Il 51°
perse il capitano Paolo Damiani, il maresciallo
Virginio Pongiluppi, il sottotenente Redendo
Bordotti ed il sergente Ferruccio Serafini.
Quest’ultimo, finite le munizioni, si lanciava con il velivolo
contro un P40 trovando così la morte. Il giorno 23 cadeva il sottotenente
Bruno Cortini e il 26 il sottotenente Angelo
Bortoletti,
il 2 agosto era abbattuto in epico combattimento il maresciallo
Pietro Bianchi.
Ultimi
combattimenti in agosto, ultimi aerei efficienti; dal giorno del
suo arrivo in Sardegna il 51° non aveva ricevuto nessun aereo
con il quale sostituire quelli abbattuti o fuori servizio; non
aveva ricevuto nessun pilota che potesse dare il cambio ai più
stremati; ormai si era veramente alla fine.
Ultimi
trasferimenti; il 6 agosto la 35^ e la 360^ Squadriglia del CLV
Gruppo venivano decentrate a Casa Zeppera, mentre il 21 agosto
anche la 378^ si trasferiva a Milis, raggiunta, il 23
successivo, dalle squadriglie del XX Gruppo. Anche in agosto si
avevano nuovi caduti; il 12, in un tragico incidente a un S 81
da trasporto incendiatosi sulla pista di Capoterra con a bordo
specialisti del 51° diretti in Italia, perirono cinque uomini
del 51°: Chimini, Milan, Spagnesi, Trovato, Vulcano.
L’8 agosto era scomparso in mare il tenente Madreselva,
e il giorno stesso dell’armistizio (8 settembre)
s’inabissava fra le onde al rientro di una ricognizione
offensiva il capitano Ascanio Zapponi.
Nel
frattempo, e precisamente il 23 agosto, il XX Gruppo rientrava
in continente atterrando a Foligno dove avrebbe dovuto riarmarsi
su un nuovo tipo di velivolo, il Fiat G 55; il CLV Gruppo
rimaneva invece in Sardegna dove l’armistizio lo colse sulle
due basi di Casa Zeppera e Milis.
1943,
primi giorni di settembre: gli uomini del CLV Gruppo, gli ultimi
del 51° Stormo rimasti in Sardegna, vivono una vita grama:
continui combattimenti, pochissimi aerei e il ricordo
ossessionante dei tanti compagni caduti nell’estate che ha
preteso innumerevoli sacrifici e tolto ogni possibile, reale
speranza in un migliore avvenire. Sparpagliati sulla spianata
dell’aeroporto: nelle baracche, nei decentramenti, vicino agli
aerei, lavorano come sempre; all’entusiasmo è ormai
subentrata la rabbia; due piloti d’allarme attendono vicino ai
loro aeroplani; non parlano, forse fra qualche minuto potranno
essere in volo assieme.
Serafini
l’hanno ritrovato poco dopo che era precipitato, assieme al
P40 avversario su cui si era gettato con il suo 205, dopo aver
finito le munizioni: era steso a terra vicino ai rottami del suo
velivolo, su una delle molte bianche stradine polverose che da
Capoterra portano giù alle saline di S.Gilla non molto distante
dal rio S.Lucia, e per i compagni sarebbe stato meglio non
averlo più ritrovato, così invece tutto fu più doloroso.
Dall’area
dei decentramenti rumori metallici, gli specialisti continuano
la loro oscura e infaticabile opera, sull’erba secca il vento
caldo che viene dall’Africa e con il vento l’immagine di
tanti compagni scomparsi e che sembrano ancora presenti: la loro
voce, i loro gesti, gesti e voci compiuti o udite tante volte
sino al giorno della loro morte... e in quel momento i vivi e i
morti, presenti sul campo del 51°,
si guardavano in silenzio, i morti per chiedere ai vivi il
perché del loro sacrificio, i vivi per trarre dal ricordo degli
scomparsi la forza per non fuggire, per non tradirli, per
continuare a combattere anche se tutto sembra ormai inutile,
tragicamente inutile. L’allarme tardava a suonare e ciò era
molto strano, a meno che anche il Dio della guerra volesse
rispettare quegli attimi di intimo colloquio.
Uno
dei piloti guardava ora in alto, l’altro fumava una sigaretta
aspirando lentamente il fumo, tutto era cosi provvisorio che
anche il fumare una sigaretta poteva assurgere a rito estremo:
fra un’ora, domani, o fra qualche giorno poteva toccare a loro
di spiaccicarsi in una zona deserta di quella Sardegna fatta di
luce allucinante del sole alto sull’orizzonte, di polvere, di
fichi d’india ai bordi delle strade, di terra battuta da
greggi in transumanza, di dame vestite di nero, giovani o
vecchie, sempre di nero. Sardegna, terra di tanti decolli senza
ritorno per i piloti del 51° Stormo, come lo era stato per
tanti altri piloti italiani nel corso della guerra, piloti della
caccia, del bombardamento, degli aerosiluranti, della
ricognizione.
In
fondo al campo uno degli ultimi 205 stava provando il motore, i
due piloti volsero la testa e stettero ad ascoltare,
attentissimi: anche un motore che girava “giusto” in quei
giorni d’agosto del 1943 donava sollievo e speranza. Dal
carro-radio voci metalliche.., forse era l’allarme...
Armistizio
Il
rientro dalla Sardegna in continente di due squadriglie del XX
Gruppo, la 331^ e la 352^, avvenuto il 27 agosto 1943, era stato
preceduto, alla fine di maggio, dal trasferimento dell’altra
squadriglia del gruppo, la 353^, che, al comando del capitano
Egeo Pittoni, s’era portata sull’aeroporto di
Foligno, base tecnica in quei giorni del 51° Stormo: era su
questo aeroporto, cioè, che giungevano uomini e aerei di
rimpiazzo. La 353^ Squadriglia, al suo arrivo a Foligno,
procedette alla sostituzione dei pochi e logori Macchi 202 e 205
con il nuovo caccia Fiat G 55: un aereo, potente, sicuro, ben
armato, che poteva senz’altro considerarsi fra i migliori
caccia costruiti durante la seconda guerra mondiale dalle varie
industrie aeronautiche delle nazioni belligeranti. Era
superiore nella manovrabilità ad alta quota anche al Macchi
205, inoltre era di semplice manutenzione e struttura robusta.

Fiat
G55 "Centauro"
Il
velivolo, dotato di motore in linea Daimler Benz DB 605 A da
1.250 HP, raggiungeva la velocità massima di 620 km/h e una
quota di tangenza massima di circa 12.000 metri; l’armamento
consisteva in un cannoncino da 20 mm nel mozzo dell’elica,
oltre a quattro mitragliatrici da 12,7 mm in fusoliera; per i
velivoli della preserie, si avevano due cannoncini alari da 20
mm, oltre a quello sparante attraverso il mozzo, più due
mitragliatrici da 12,7 mm negli aerei susseguenti.
Purtroppo,
sebbene il prototipo avesse già da tempo volato a Caselle con
il comandante Valentino Cus, per le note e croniche
insufficienze organizzative e penuria di materie prime il caccia
uscì dalla catena di produzione troppo tardi (nel marzo 1943),
e la sua produzione risultò assai limitata. Un esemplare del G
55 venne dato in dotazione al XX Gruppo del 51° Stormo il 21
marzo 1943 e con questo aereo il maggiore Riccardo
Roveda (comandante del XX) compi alcune missioni
d’allarme in Sardegna; rientrata a Foligno la 353^
Squadriglia, in giugno ebbe in dotazione una dozzina di nuovi
caccia della Fiat; con essi i piloti del reparto espletarono il
servizio d’allarme e difesa della capitale, decollando
dall’aeroporto di Ciampino dove la squadriglia s’era
rischierata.
Purtroppo
gli avvenimenti precipitavano, e il XX Gruppo, dopo il rientro
da Capoterra, non ricevette altri velivoli nuovi, per cui il
passaggio sui nuovi aerei rimase un fatto puramente teorico, così
che alla data dell’armistizio le tre squadriglie 351^, 352^,
353^ del gruppo, basate a Ciampino e a Foligno, non avevano in
carico alcun velivolo efficiente. Scompariva dunque dalla scena
uno dei due gruppi del 51° Stormo che tanto gloriosamente aveva
combattuto, mentre il tragico avvenimento dell’8 settembre
1943 trovava l’altro gruppo del 51°, il CLV, al comando del
maggiore Fanali schierato con i pochi Macchi 202 e 205
efficienti in Sardegna a Casa Zeppera (356^’ e 360^
Squadriglia) e a Milis (la 378^). Questo gruppo durante i mesi
di luglio e agosto aveva combattuto sino allo spasimo, senza
tentennamento alcuno; il 10 settembre il CLV si trasferiva ad
Elmas, prima con la 356^ e 360^ e poi con la 378^ Squadriglia
svolgendo alcune missioni sul cielo della Sardegna e della
Corsica contro i tedeschi.
Il
15 novembre avveniva un nuovo spostamento a Monserrato di tutto
il gruppo e il 24 dicembre avveniva il rientro in Italia
sull’aeroporto di Lecce (Galatina); era prevista, infatti,
l’incorporazione nel raggruppamento caccia di nuova
costituzione; il reparto decollava da Monserrato con cinque
Macchi 202 e tredici 205, ma a causa delle precarie condizioni
dei motori, l’aereo del comandante precipitava sulla
Calabria; il pilota si salvava lanciandosi con il paracadute,
mentre altri due velivoli dovevano compiere atterraggi di
fortuna: si trattava dei sergenti maggiori piloti Munarin
e Zedda, che se la cavarono con lievi ferite.
Il
giorno di Natale del 1943, gli uomini del 51° Stormo erano di
nuovo riuniti in Puglia, dopo mesi e mesi di continui
combattimenti
e sacrifici che avevano fatto meritare alla bandiera del reparto
la medaglia d’argento al VM per i fatti d’arme dell’Africa
settentrionale, del Mediterraneo, di Napoli, della Sicilia e
della Sardegna (dal 23 maggio 1942 all’agosto 1943).
Ora
i Macchi dalla caratteristica mimetizzazione a macchie
irregolari
verde scuro su fondo verde-azzurro e l’ogiva dell’elica
dipinta in bianco, o con il curioso Gatto Nero entro la fascia
bianca di riconoscimento sulla fusoliera, riposavano sul campo
di Galatina; ma sarebbe stato un riposo di breve durata, la
guerra, per i piloti italiani doveva presto ricominciare.
Al
51° gli uomini rammentavano gli ultimi combattimenti in
Sardegna durante i mesi dell’estate di quel 1943 che ormai
volgeva alla fine; tre mesi in cui lo stormo, con molti dei suoi
più abili e coraggiosi piloti (a quattro dei quali: Italo
D’Amico, Paolo Damiani, Ferruccio Serafini, Pietro Bianchi,
venne concessa la medaglia d’oro al VM alla memoria),
preparava ai nuovi impegni cercando la forza morale per
affrontarli nella loro intima coscienza di soldati, che rimase
integra in quei terribili giorni in cui molti italiani
tentennarono
o fuggirono.
Guerra di
Liberazione
Il
1° gennaio 1944 il 51° Stormo caccia veniva ristrutturato su
tre Gruppi il XX, il CLV e il XXI che rientrava così dopo
quattro anni fra i ranghi dello stormo che aveva contribuito a
costituire; al comando del reparto fu posto il tenente
colonnello Duilio Fanali, mentre i gruppi erano agli
ordini del capitano pilota Remo Dezzani (XXI) e capitano
pilota Manlio Biccolini (CLV). La linea dello stormo era
composta da MC 202, MC 205 e RE 2001.
Il
reparto già operante al Sud con alcuni dei suoi gruppi, nei
giorni immediatamente successivi alla data dell’armistizio, fu
appunto ufficialmente incorporato dal 1° gennaio nel
raggruppamento caccia, assieme al 4° e al 51 Stormo; il 51° così ristrutturato, svolse un’intensa
attività bellica, durante tutto il periodo marzo 1944-maggio
1945, operando sui Balcani contro le truppe tedesche, e in
favore dei partigiani jugoslavi. Questa attività fu svolta in
prevalenza da Macchi 202 e 205 a cui, solo in un secondo tempo
si sarebbero affiancati un certo numero di Spitfire Vb, ceduti
dai nuovi alleati, mentre i RE 2001 vennero invece tutti versati
in data 29 febbraio al CI Gruppo del 50 Stormo. Il 51° era su
sei squadriglie, due per ogni gruppo: 356^ e 360^ (XX Gruppo),
351^ e 386^ (XXI Gruppo), 361^ e 378^ (CLV Gruppo); ancor prima
di questa sua nuova organizzazione, e cioè dopo pochi giorni
dall’8 settembre, quando con il CLV Gruppo si trovava in
Sardegna, lo Stormo aveva incominciato a operare con il XXI
Gruppo; ciò avvenne il 5 ottobre 1943, data in cui una sua
pattuglia di due RE 2001 compì una ricognizione a vista su Corfù,
Valona, Giannina e Paramythia, mentre, il 12 novembre, altri
cinque RE 2001 del gruppo attaccavano il campo di Berat
(Albania) sul quale stazionavano aerei tedeschi.

Spitfire
Vc
Durante
il mese di novembre si avevano i primi caduti appartenenti a
squadriglie del 51° Stormo ancora in via di riorganizzazione;
essi furono: il sergente pilota Armando Carlucci
(361^) caduto il 3 novembre a Lecce, il capitano pilota
Trento Carotti (386^) precipitato su Podgorica il 19
novembre, il sergente pilota Gaetano Riccioli
(386^ scomparso nei cieli di Sicilia il 30 del mese di novembre.
Subito
dopo il rientro in Puglia del CLV e il concentramento dei tre
gruppi a Galatina (Lecce) sull’attiguo campo di Leverano, si
provvedeva alla modifica dei 18 Macchi MC 205 per aumentarne la
autonomia; venivano cioè tolte le due armi da 12,7 in fusoliera
(l’aereo risultava perciò armato dei soli due cannoncini
alari da 20 mm) e al loro posto si installava un serbatoio
supplementare di carburante della capacità di 200 litri, il che
aumentava l’autonomia di questi velivoli permettendo loro la
scorta diretta agli aerei plurimotori (S 81, Cant Z 1007)
impegnati in volo di aviorifornimenti; i Macchi così modificati
furono designati come 205 S (scorta).
Il
3 marzo 1944 si ebbe la prima azione del nuovo 51° Stormo: 20
aerei, fra 202 e 205, si erano trasferiti da Galatina a Palata;
una pista era stata costruita dagli anglo-americani nei pressi
di Foggia; il gruppo dei velivoli al comando del capitano
Leoncini, iniziava da questa base avanzata un ciclo di
voli offensivi sulla Jugoslavia con mitragliamenti contro
colonne tedesche, ferrovie, ponti, nodi stradali, ecc. Il 19
marzo durante un’azione di mitragliamento contro un’autocolonna
nemica, nei pressi di Dubrovnik (Ragusa), il 51* Stormo perse il
tenente Franz Roesler, che dovette abbandonare il
suo 202. Colpito dalla contraerea e lanciatosi con il paracadute
sull’Adriatico scomparve per sempre tra i flutti. Il 13 aprile
in un’azione su Curzola veniva abbattuto il tenente
Martinelli, che lanciatosi con il paracadute in mare
veniva recuperato dai partigiani jugoslavi e poi da un nostro
idrosoccorso; le missioni si susseguivano alle missioni, anche
se gli aerei erano allo stremo per il continuo e logorante
impiego; poi il 25 aprile il XX Gruppo fu fatto trasbordare
sulla pista di Campo-marino, una spianata fra gli ulivi a pochi
chilometri dalla cittadina di Termoli. Lo stormo operava ora sia
sulla base di Campomarino (detta “nuova”), sia da Galatina,
Da questa pista il 14 maggio partivano per una missione su
Podgorica un paio di 202 del XXI Gruppo; uno dei piloti, il tenente
Melis, scompariva per sempre nel vortice di un
violentissimo temporale incontrato dai due aeropiani durante
la missione.
Nel
frattempo per meglio sfruttare le caratteristiche dei velivoli,
sia in sede operativa sia in sede di manutenzione e riparazione,
il XXI Gruppo ebbe incorporati tutti i 202 dello stormo, mentre
il XX e il CLV venivano armati solo con i 205. Le azioni ora
seguivano senza soste e il 14 giugno 1944 il CLV Gruppo
raggiungeva il XX sulla pista di Campomarino, dove, il 3 luglio
successivo, atterravano anche gli aerei del XXI. Lo stormo
operava ora da un’unica base; intanto il 16 luglio, per un
guasto ai motore, si lanciava con il paracadute il tenente
Franchini e il 9 agosto il sergente maggiore
Baldini,
il cui aereo, nel corso d’un attacco alla
stazione ferroviaria, era stato colpito dalla solita, fortissima
contraerea germanica.
Entrambi i piloti, comunque, riuscivano a salvarsi rientrando al
reparto.
Dal
12 al 16 agosto un’aliquota di 25 aerei dei tre gruppi, veniva
spostata a Leverano (Lecce) per operare sul cielo della Grecia;
da questo aeroporto aerei del 51° decollavano, il 25 agosto,
per la loro prima missione sul nuovo fronte, durante la quale
venne colpito dalla contraerea il sottotenente Mancina,
che si salvava lanciandosi coi paracadute. Il 13 settembre
cadeva ancora una volta colpito dalla contraerea il sottotenente
Sigismondi, che alla testa di tre Macchi 205 aveva
attaccato colonne tedesche nella zona di Janjina-Tarovo. Il 15
settembre, nuova trasformazione in seno al 510 Stormo, quando
gli inglesi cedettero un certo numero di Spitfire V, che furono
assegnati al XX Gruppo; si trattava di aerei già in dotazione a
un reparto della RAF con piloti jugoslavi, in tutto 53 velivoli
di cui 33 dati veramente in dotazione al gruppo che, compiuto il
passaggio sul nuovo aereo presso la base di Canne (Termoi), si
spostavano da Leverano a Galatina (20 ottobre) con 16 Spitfire:
il XXI Gruppo e il CLV rimanevano armati sui pochi MC 205 ancora
in grado di volare e raggiungevano il XX Gruppo a Galatina il 28
ottobre successivo.
Da
questa nuova sede il 51° Stormo ricominciava a operare, dal 4
novembre con un mitragliamento compiuto da parte di tre Spitfire;
durante la missione fu abbattuto dalla contraerea il tenente
Alberto Veronese; ormai anche il 1944 volgeva al
termine, mentre il 51° combatteva ancora, anche se gli aerei,
specialmente i Macchi, divenivano sempre più logori e le file
dei piloti si assottigliavano in continuazione.
All’inizio
del 1945 si doveva registrare una nuova perdita, quella del tenente
Arnaldo Marini (31 gennaio), precipitato durante una
prova motore di un MC 205 sull’aeroporto di Gaiatina. Marini
fu l’ultimo caduto del 51* Stormo in guerra.
Il
reparto, il 20 gennaio, s’era intanto trasferito di nuovo a
Canne per effettuare un nuovo ciclo operativo sulla Jugoslavia,
ciclo che si concluse con un’ultima missione il 5 maggio 1945;
poi s’ebbe la fine della guerra.
In
quattro anni di continui combattimenti il 51° Stormo aveva
meritato la medaglia d’argento alla bandiera per il ciclo di
guerra sul Mediterraneo e sulla Sardegna. Nel 1948 tale
decorazione
fu commutata in medaglia d’oro. A otto dei suoi
piloti veniva inoltre concessa la medaglia d’oro al valor
militare alla memoria ed a 185 quella d’argento. Queste e
altre decorazioni stavano a significare 24.287 ore di volo
di guerra, 201 combattimenti, 264 aerei nemici abbattuti,
250 mitragliamenti e bombardamenti in picchiata, 15 aerei nemici
distrutti a terra, 145 aerei persi, 68 piloti caduti o
dispersi, 23 piloti feriti.
(Tutte
le foto sono tratti da: Sessant'anni
del "51"
Gen. di Br. R. Marchese e personale del 51°
Stormo)
Il
51° STORMO OGGI
Il
51°
Stormo oggi
ha la sua sede operativa all'aeroporto militare di Istrana
(Treviso) ed è costituito dai seguenti reparti:
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